All’evento in memoria di Giovanni Cavina, organizzato dall'Associazione Alumni dei Cavalieri del Lavoro presso il CNEL, il Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e le parole del presidente Renato Brunetta, di Gianni Letta e del Cavaliere del Lavoro Luigi Abete. Nel centenario della nascita, un’occasione per riscoprire il pensiero e l’approccio pedagogico del primo direttore del Collegio “Lamaro Pozzani” dei Cavalieri del Lavoro.
"Dove sta il trucco?" si chiedevano insistentemente in assemblea permanente i 43 studenti entrati nell’autunno del 1971 nella Residenza Universitaria dei Cavalieri del Lavoro, increduli sul fatto che gli si stesse offrendo vitto e alloggio senza che gli venisse chiesto “nulla in cambio”, se non di studiare per bene.
Questo interrogativo prorompe, strappando qualche risata, tra le pareti affrescate della Plenaria Marco Biagi del CNEL, quando prende la parola Luciano Azzolini al convegno “Orientamento, formazione, merito: un progetto visionario”, tenutosi il 20 marzo su impulso dell’Associazione Laureati, in occasione del centenario della nascita di Giovanni Cavina, ideatore - insieme ai Cavalieri che lo hanno fondato e finanziato - di quello che è oggi il Collegio universitario Lamaro - Pozzani.
All’ingresso, qualche ora prima, era stato tutto un pullulare di abbracci e lacrime di chi si rivede dopo una vita ma si sorprende ad avere la stessa familiarità di quando si viveva e studiava insieme, solo con qualche ciocca più canuta e più rughe a solcare il viso.
A rimettere in riga gli ex-allievi della Residenza in vena di rimpatriata e gli attuali studenti del Collegio è il presidente del CNEL, Renato Brunetta, che dà il benvenuto nella “casa dei corpi intermedi”. Già ministro della Pubblica amministrazione, Brunetta ha sottolineato il dovere delle istituzioni di “produrre il bene pubblico dell’inclusione, del merito e dell’orientamento” affinché sia per tutti la luce, che ha potuto trovare chi si è imbattuto in un bravo insegnante tra i banchi di scuola o di università.
In rappresentanza del gruppo Saredosettantaquattro, promotore del convegno, Angelo Ciancarella si rivolge poi ai figli di Cavina in prima fila, rimarcando come il ricordo del loro padre rappresenti un dovere di gratitudine ma anche un graditissimo piacere nel tramandare ai nuovi allievi la passione, il metodo e la visione per affrontare il cambiamento che quell’uomo portava con sé.
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha scritto parole importanti per manifestare la propria adesione al ricordo del più longevo direttore del Collegio: “Illuminato educatore, profondo conoscitore e studioso dei fenomeni sociali, Giovanni Cavina ha trasmesso a numerosi studenti conoscenze di elevata attualità, facendo della Residenza - esemplare iniziativa promossa dalla Federazione Cavalieri del Lavoro - una fucina di esperienze per le nuove generazioni. Idee e pensieri, quelli di Giovanni Cavina, che hanno trovato attuazione nella realizzazione di progetti educativi che, nel premiare impegno e merito, supportano tutt’oggi gli studenti nell’ottenere una formazione sempre più adeguata al loro essere cittadini della Repubblica e alle attuali dinamiche del mercato del lavoro.
Nella significativa ricorrenza del centenario della nascita di Giovanni Cavina, mi unisco a quanti sono oggi riuniti nel suo ricordo, con i più sentiti auguri per la continuazione della sua opera”.
In seguito il Cavaliere del Lavoro Luigi Abete ricorda commosso il padre, anche egli cavaliere, che era solito fermarsi a cena in Residenza e gli parlava continuamente di Cavina. Il presidente della Commissione per le attività di formazione dei Cavalieri del Lavoro riflette sullo stretto collegamento fra l’iniziativa del 20 marzo e il tema del simposio del 21 maggio 2022 al Maxxi di Roma “Merito, sostenibilità, inclusione. Quale eredità per i prossimi 50 anni?”, in occasione del mezzo secolo di attività del Collegio Lamaro - Pozzani.
Gianni Letta ripercorre quindi pensiero e opere di Giovanni Cavina, a partire dal ritratto inedito del giovane direttore dell’Ente di riforma agraria del Fucino (dal 1951), impegnato a sciogliere - con successo - il nodo dell’assegnazione delle terre a un numero di contadini superiore a quello dei lotti disponibili. Cavina affrontò le forti tensioni sociali di quel momento e promosse il riscatto della condizione umana dei braccianti e contadini abruzzesi, chiamando in suo aiuto sociologi, esperti e pastori di anime, quasi in parallelo alle intuizioni di Adriano Olivetti nello stesso periodo storico.
Lo stesso Letta qualche anno dopo, all’alba di un mattino incorniciato dagli archi di travertino del Palazzo della Civiltà italiana all’Eur (sede all’epoca dei Cavalieri del Lavoro), suggerì al presidente Enrico Pozzani il nome dell’ex direttore dell’Ente Fucino per affidare a lui il progetto e l’attuazione dell’incontro tra formazione giovanile e mercato del lavoro, che ribolliva da tempo nell’animo di Pozzani.
Dal “Colosseo Quadrato” mossero dunque i primi passi gli Incontri dei giovani col mondo del lavoro del Centro per le attività sociali guidato da Cavina fino al 1998 (a lungo in contemporanea con la direzione della Residenza) e di cui poi Michele Ciccolella, a sua volta Alumnus, prese le redini fino al 2001. Ciccolella ricorda dunque la natura pionieristica dell’orientamento negli anni ’60 e la necessità di essere consapevoli che in questo ambito bisogna partire dalla fine. L’orientamento infatti ha senso se è un processo finalizzato a un progetto di vita: “Non è importante stabilire cosa vuoi fare da grande, ma chi vuoi essere da grande. Si può fare il medico e si può essere medico”. “Cavina – conclude Ciccolella - è stato un maestro che lasciava una traccia anche quando ci litigavi. E chi non ci ha litigato!”.
Un uomo controcorrente, lo definisce Eugenio Gaudio, che si arrovellava per formare “uomini autentici e non dei mandarini che si fregiano di diversi bottoni” (Jean Rostand), in un travagliato equilibrio tra bene comune e bene individuale, in una società che non deve costruire un uomo artefice della propria fortuna individuale, ma responsabile di un’infelicità collettiva.
Giovanni Cavina fu sì abate, ma laico, capace, non senza sofferti ragionamenti, di andare oltre le storture dell’epoca di cui era figlio e di ammettere le studentesse nella Residenza fino allora esclusivamente maschile, facendo maturare loro la consapevolezza di saper competere ad armi pari con i colleghi uomini. È stato l’ultimo rinnovamento prima di lasciare la direzione del Collegio, raccontato da Valentina Melis, Alfiere del lavoro e tra le prime ammesse in Residenza.
Luciano Azzolini esorta infine a guardare avanti, ad affrontare i profondi cambiamenti in atto. È tempo per il Collegio di attraversare la frontiera e immaginare il domani: “Come possiamo essere protagonisti nel futuro?”. Come scrisse Cavina citando Edmond Rostand e inaugurando la lunga serie di Panorama per i giovani: “Bisogna forzare l’aurora a nascere, credendoci”.
di Lorenzo Farrugio
Messaggio del Presidente della Repubblica
Articolo de Il Sole 24 Ore sull'evento "Orientamento, formazione, merito"
Ringraziamento Associazione Alumni dei Cavalieri del Lavoro