Merito e solidarietà potrebbero apparire come concetti distanti tra loro: sembra quasi che lo sviluppo dei propri talenti debba confliggere con l’idea di uno sviluppo collettivo, all’insegna di una volontà di affermazione personale contro tutti per conseguire il successo. Eppure, la realtà può rivelarci che si tratta di un conflitto apparente: talvolta, invece, le due dimensioni possono supportarsi e arricchirsi a vicenda. 

Proprio sulla base di questa visione è stato ideato il Premio “Paola Piccinini Tosato”, che ha preso il via lo scorso anno grazie al Cavaliere del Lavoro, Prof. Avv. Gian Luigi Tosato, per sostenere attività finalizzate a scopi di solidarietà e utilità sociale promosse in prima persona da Laureati del nostro Collegio.

A sei mesi dalla cerimonia di assegnazione abbiamo incontrato il primo premiato, Michelangelo Caserta, laureato del Collegio nel 2019, per farci raccontare la sua esperienza nella cooperazione internazionale e riflettere su come merito e solidarietà possano e debbano coniugarsi.

Michelangelo, come hai iniziato ad occuparti di temi relativi alla solidarietà e alla cooperazione?

I miei primi contatti con attività solidali e di volontariato sono avvenuti a Roma proprio negli anni del Collegio, fin dal 2016. Accanto alle lezioni universitarie alla Sapienza, in cui approfondivo a livello teorico la mediazione interculturale e la cooperazione internazionale, mi impegnavo come volontario presso diversi enti, come il Centro Astalli, la Comunità di Sant’Egidio e l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.

Queste esperienze mi hanno permesso di mettere in pratica e sviluppare i valori di condivisione, interscambio e vita di comunità che ho avuto modo di conoscere in Collegio. Del resto, la mia vocazione all’internazionalità nel suo complesso non è solo il frutto dei miei studi universitari – il Collegio ha dato un impulso fondamentale. Tale interesse è stato coltivato anche grazie ai corsi di Global Studies tenuti in Collegio, in particolare sul Medio Oriente, la Cina e l’India, e grazie alla possibilità offerta dal Collegio di supportare i docenti di italiano presso il  Gettysburg College, in Pennsylvania.

Hai vinto il Premio Tosato per la tua attività con l’associazione “Energia per i diritti umani Onlus” di Roma. Di cosa ti sei occupato?

Anche in questa esperienza il Collegio ha giocato un ruolo importante. Ho conosciuto l’associazione “Energia per i diritti umani Onlus” nel giugno 2019 proprio perché un suo volontario “storico” è venuto in Collegio per raccontare l’esperienza dell’organizzazione nell’ambito del Corso di cultura per l’Impresa.

Nel settembre 2019 sono poi diventato volontario di questa piccola associazione, che opera da circa 20 anni in Italia, Senegal e India. Dal giugno 2019 al maggio 2021 mi sono occupato soprattutto di scrittura di progetti , monitoraggio e rendicontazione ai donatori delle iniziative.

Nel giugno 2021 sono partito per un’esperienza di 10 mesi come operatore volontario di servizio civile universale all’estero. Ero basato a Pikine,  nella periferia della capitale del Senegal, Dakar. Lì c’è la sede operativa dell’organizzazione. Fino all’aprile 2022 mi sono occupato di contribuire a coordinare e realizzare le varie attività dell’associazione in Senegal, oltre a gestirne l’aspetto amministrativo-finanziario.

Invece di cosa ti occupi adesso?

Lavoro  per INTERSOS, tra le prime organizzazioni umanitarie in Italia. Sono stato per un periodo in Burkina Faso e ora sono a Roma in qualità di Grants & Compliance Officer. Supporto le missioni per far sì che le proposte di finanziamento e i rapporti che presentiamo alla Direzione Generale Aiuto Umanitario della Commissione Europea rispettino le linee guida di riferimento.

Cosa consiglieresti agli studenti del Collegio che vogliono lavorare nell’ambito della cooperazione internazionale?

Mi sento di rimarcare l’importanza delle esperienze di internazionalizzazione che il Collegio è in grado di offrire, ma allo stesso tempo è fondamentale non sottovalutare la rilevanza degli stage curriculari durante gli anni universitari. Bisogna iniziare quanto prima, direi dal terzo anno, a fare esperienze di volontariato, o ancora meglio di internship, che sono più immersive e strutturate. Un secondo stage può essere poi inserito negli anni della magistrale. Solo per fare qualche esempio, la CRUI e il MAECI ne offrono di molto interessanti presso le ambasciate italiane, in zone del mondo complesse e stimolanti.

Il Premio Tosato premia alumni che si siano impegnati in attività finalizzate a scopi di solidarietà e utilità sociale. Cosa significa per te il termine “solidarietà”?  

La solidarietà non può prescindere da un approccio bilaterale e di dialogo con le persone interessate; è una modalità di intervento basata sulla stretta e costante collaborazione con la comunità e la società civile. Non esiste una solidarietà internazionale imposta o calata dall’alto. Questo cammino condiviso nell’identificazione dei bisogni e degli interventi da mettere in campo permette di portare avanti una relazione virtuosa con le persone del posto, nell’ottica di una reale collaborazione tra i popoli. I collaboratori e volontari locali hanno infatti un ruolo chiave in tutte le attività di solidarietà e cooperazione e il dialogo con loro è stato essenziale anche nel corso della mia esperienza. Solo in questo modo le dinamiche di sviluppo possono continuare localmente, anche quando il supporto esterno si conclude. Questo processo non è facile, ma tali linee guida devono essere il faro di qualsiasi attività solidale finalizzata allo sviluppo.

Negli ultimi anni l’Associazione Laureati si è impegnata a mettere in piedi attività fondate sul principio del  «Giving Back», la voglia di restituire ai più giovani quanto ricevuto, almeno in termini di formazione. È un concetto che possiamo in effetti vedere connesso alla solidarietà, in un certo senso. Cosa ne pensi?

Mi sembra doveroso assumere un approccio del genere. Anche nei miei anni da studente del Collegio, ho potuto apprezzare tali iniziative dell’Associazione Laureati. È un supporto estremamente utile: siamo una rete notevole di competenze ed esperienze professionali variegate. Un piccolo contributo può diventare importante per ispirare i percorsi di ciascuno di noi. Può far guadagnare quel tempo preziosissimo per capire come velocizzare il passaggio dal mondo accademico a quello lavorativo, mettendo in prospettiva il peso della teoria, da affiancare alla messa in pratica della stessa. Del resto, all’inizio della carriera ci si scontra con il fatto che, specialmente in alcuni settori come la cooperazione, le competenze possono avere un peso più importante delle conoscenze. Certo, poi le conoscenze si rivelano essenziali, ma in un’ottica di lungo periodo più che agli inizi. Ricevere dunque un contributo, in termini di condivisione delle proprie esperienze, può rivelarsi un atto – per così dire – solidale, e davvero insostituibile.